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L'eruzione del 1991-93

Inizio eruzione: 14 dicembre 1991

Fine eruzione: 30 marzo 1993

Durata: 473 giorni

Quota bocche: 3100 - 2400 mt

Fronte lavico più avanzato: 745 m s.l.m

Volume lava emessa: 250.000.000  m³

PHOTO: Salvatore Caffo

L'ultima grande eruzione etnea del XX secolo ha inizio nella mattinata del 14 dicembre 1991, quando si aprono alcune fessure eruttive sia sul versante settentrionale del cono del Cratere di Sud-Est (per intenderci, quello che ora viene spesso chiamato "vecchio" per distinguerlo dal nuovo cono, che si è formato durante l'attività parossistica del 2011-2012), sia sul fianco SSE del cono. Una breve ma intensa crisi sismica ha preceduto questa nuova eruzione, che dà luogo ad una vivace attività stromboliana che si esaurirà dopo poche ore, mentre la frattura a SSE continua a propagarsi verso il basso, da una quota di circa 3000 m fino a 2700 m. La parte più alta di questa nuova frattura produce fontane di lava e due piccole colate di lava che avanzano qualche centinaio di metri verso l'orlo occidentale della Valle del Bove; dopo circa 4 ore anche questa attività finisce. Tuttavia, dalla terminazione SSE della fessura eruttiva, il suolo continua a fratturarsi verso valle, e si registra un'intensa attività sismica - segni che annunciano che l'eruzione non è finita, ma deve ancora cominciare.
La notte del 14 dicembre 1991 ebbe inizio la più lunga eruzione del ventesimo secolo. Nelle prime ore della notte sui fianchi del Cratere di Sud-Est si vedono comparire numerose fratture sia sul versante sud che su quello nord. All’alba si aprono altre tre fratture; la prima a nord va da quota 3100 a 3080 ed è lunga 150 metri, la seconda si apre a sud del CSE ed è lunga 650 m, dai 3090 ai 2900 m. Infine una terza frattura si apre tra quota 2890 e 2800 m. Da tutte le fratture escono brevi colate che riescono solo ad affacciarsi all’interno della Valle del Bove. Le fontane di lava raggiungono i 300 m ma i fenomeni si affievoliscono molto velocemente. Nella notte successiva le fratture si propagano ancora fino a quota 2200, all’interno della Valle del Bove, seguendo l’allineamento della frattura del 1989. Tra quota 2400 e 2200 emerge una colata piuttosto ben alimentata associata ad un attività stromboliana intensa, formando così due flussi larghi una decina di metri che avanzano in un solo giorno di ben 2 km per raggiungere il 23 dicembre il Salto della Giumenta ed entrare dentro la Val Calanna. Agli ultimi giorni di dicembre, il fronte avanza di qualche decina di metri al giorno ed ha un fronte largo 400-600 metri bruciando frutteti e noccioleti. Il 2 gennaio 1992 la protezione civile decide di ergere un argine a Portella Calanna, il confine est della Val Calanna, spinta dalla preoccupazione della popolazione di Zafferana che teme di veder sepolta in pochi giorni. Quì finisce la prima fase dell’eruzione e comincia la seconda, il 3 gennaio due flussi lavici si congiungono a quota 1650 e formano un unico fronte che si sovrappone al precedente. Questa nuova colata sotterra completamente il primo campo lavico ed in appena due giorni raggiunge Monte Calanna (5 gennaio), quì comunque la colata è fermata dalla barriera artificiale creata dall’esercito, per poi proseguire in Valle del Bove, senza destare preoccupazioni. Alla fine di gennaio, a nord di Monte Zoccolaro, si aprono alcune bocche effimere che alimentano più canali di lava che entrano in Val Calanna. Il 14 marzo la colata raggiunge la barriera artificiale comincia a riempirlo, alla fine del mese il bacino è già completamente colmo. Nel pomeriggio dell’ 8 aprile la lava scavalca il terrapieno riversandosi su Piano dell’Acqua con grande paura di Zafferana. Il 12 aprile le ruspe creano nuovi muraglioni che vengono puntualmente riempititi e scavalcati. All’alba del 14 aprile la colata incontra la prima casa di Piano dell’Acqua distruggendola. Si tratta della famosa casa in cui il proprietario aveva scritto “Grazie Governo”

PHOTO: Focus.it

Tra il 16 ed il 17 aprile il flusso rallenta ma in quota l’alimentazione è ancora forte, si comincia a pensare ad un intervento con gli esplosivi ma il maltempo non favorisce i militari. Il 18 aprile una nuova bocca effimera nasce proprio sullo scavalcamento del muraglione di Portella Calanna, la lava ritorna a minacciare il piccolo paese. Si decide che è il momento di fare brillare le cariche, il tempo dei preparativi ed il 21 aprile si comincia con il buttare dei blocchi di calcestruzzo all’interno di un tunnel, prima si erano fatte saltare alcune cariche che avevano sbriciolato le mura del tunnel. In questo modo la lava tracima e si riversa all’esterno del condotto sotterraneo diminuendo l’avanzata dei fronti a valle. La tregua apparente dura fino al 10 maggio quando la lava torna ad affacciarsi minacciosa a Portella Calanna. Il giorno successivo si predispone lo sgombero di Ballo e Sciara, le frazioni più vicine al pericolo di Zaffeana Etnea. Il 13 maggio viene portata una ruspa in quota e per i successivi dieci giorni si lavora incessantemente. Ed il 27 maggio 1992 anche in questo caso nel pomeriggio, viene fatto saltare l’argine della colata, il flusso si allunga verso il canalone artificiale costruito dai Genieri dell’Esercito, i fronti più avanzati rallentano, Zafferana è salva. Il 29 maggio tutto il tunnel collassa e la lava inizia a scorrere in superficie facendo fermare completamente la lava a valle. Così la lava non fu più capace di avanzare al di fuori della Valle del Bove e si sovrappose ai campi precedenti fino al 30 marzo 1993, data della fine di questa importantissima eruzione.

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