L'eruzione del 1983
Inizio eruzione: 28 marzo 1983
Fine eruzione: 6 agosto 1983
Durata: 131 giorni
Quota bocche: 2680 - 2250 mt
Fronte lavico più avanzato: 1080 mt
Volume lava emessa: 100.000.000 m³
PHOTO: Pippo Scarpinati
Questa eruzione è passata alla storia non tanto per i danni provocati ma perchè in quest’occasione l’uomo ha tantato di deviare il corso della lava per la prima volta con l’uso dell’esplosivo. La mattina del 27 marzo 1983 il custode della stazione d’arrivo della funivia informa di avvertire numerose scosse. Subito viene organizzata una spedizione dato che si capisce fin da subito che il vulcano sta preparando qualcosa di grande, si ha infatti una tra le crisi sismiche più importanti degli ultimi 10 anni sta interessando il versante sud del vulcano. L’eruzione inizia intorno alle 7,30 del 28 marzo 1983. Ciò si è capito dal fatto che i terremoti diminuivano mentre aumentava l’ampiezza del tremore, tipico segnale di un fenomeno eruttivo in atto. Impossibile salire a piedi, chi ci ha provato è dovuto ritornare indietro perchè fermato da piccoli fiumi di fango causati dallo scioglimento della neve. Verso le 11,30 le condizioni metereologiche migliorano e la nebbia che ammantava il vulcano si dirada. La frattura è lunga 2 Km e squarcia il vulcano da quota 2350 a quota 2900 metri. La lava sgorga dalla parte finale della frattura, poco ad est della Montagnola. Non si sa con precisione a che ora la lava sia iniziata ad uscire ma al momento delle osservazioni, la lava si trova già ad 800 m dal punto d’emissione. Il fiume di fuoco investe gli otto piloni della sciovia e a quota 2200 m si divide in due bracci, di cui uno va verso la Casa Cantoniera ed un altro punta dritto verso il Rifugio Sapienza. Sulla frattura si formano una decina di hornitos su una lunghezza di 400 m, che fischiano producendo un sibilo simile a quello di un reattore. Nella stessa serata la lava taglia la Provinciale 92 per la prima volta e distrugge la Casa Cantoniera e la Caserma dei Carabinieri poco lontano. Inoltre lambisce il ristorante Corsaro e si porta fino a quota 1700 m rallentando notevolmente. Verso le 5,00 del 30 marzo, un nuovo flusso si sovrappone al precedenti e si dirige verso sud superando il primo fronte invadendo Contrada Grotta dei Faggi a quota 1600. Nel pomeriggio dell’1 aprile la colata supera Monte Caprioletto e raggiunge Monte Capriolo a quota 1550 m. Contemporaneamente una nuova digitazione investe il Ristorante Corsaro che nei giorni successivi viene divelto dalle fondamenta e trasportato incredibilmente per un lungo tratto prima di essere ricoperto dalla lava.
PHOTO: Salvatore Lo Giudice
PHOTO: Salvatore Lo Giudice
La sera del 31 marzo a quota 2700 si formano due voragini che emettono gas e cenere diluita. Questo fa sperare che l’eruzione stia per concludersi ed in effetti durante la prima settimana di aprile l’attività va diminuendo di intensità. Ma alle 21,00 del 9 aprile una gran massa di lava investe a più riprese il Rifugio Sapienza e la funivia che però resistono mentre soccombono le strutture più piccole. Il 12 aprile un braccio della colata entra all’interno del vivaio della Forestale sotto Monte Vetore, mentre il grande fabbricato “Don Bosco” e la caserma della Forestale vengono distrutte completamente. Il 16 aprile la lava principale inghiotte anche la vecchia masseria “Casa del Bosco” che rappresentava fino all’inizio del 1900 un punto di riferimento per chi saliva sul vulcano. Tra il 18 e il 19 il flusso principale ritorna a muoversi speditamente ed investe il ristorante “La Quercia”. A questo punto una preoccupazione intenza comincia ad impossessarsi della gente e vari telegrammi e lettere vengono indirizzati verso gli organi del potere italiani. Verso il 21 aprile la maggior parte dei bracci risulta sostanzialmente ferma meno che uno che il 23 aprile
raggiunge quota 1100 metri facendo impaurire le popolazioni di Nicolosi, Belpasso e Ragalna. Molti hanno paura di veder distrutta la propria abitazione dopo che la lava si è già impossessata del terreno coltivato, fonte del proprio sostentamento. E’ un vero è proprio olocausto di boschi e villette, molte delle quali abusive. Il 23 aprile a Nicolosi si svolge un’assemblea per l’emergenza mentre il vulcano il giorno dopo riversa la sua lava in contrada Parmentelli dove trova boschi e frutteti pronti da ardere. Adesso la lava si trova a 2,4 Km dal centro di Ragalna. Il 28 aprile dopo diversi giorni di insistenze ed indecisioni si decide di deviare il flusso della lava. Il tentativo di deviazione sta nel distruggere l’argine naturale formato dalla colata vicino alle bocche mediante l’infilamento nella roccia solida di tritolo che, una volta fatti esplodere, avrebbero permesso alla colata che scorreva all’interno dell’argine di riversarsi all’interno di un percoso costruito dai Geieri dell’Esercito. L’operazione viene fissata per il 14 maggio. Le ruspe cominciano a scavare e le cariche cominciano ad essere posizionate all’interno di alcuni tubi che vanno inseriti all’interno dell’argine naturale della colata. I problemi sono dati da alcune tracimazioni dovute a momentanee variazioni del flusso lavico che si alza improvvisamente di livello rompendo gli argini e riversandosi sottoforma di piccole lingue di fuoco all’interno del cantiere. Dopo svariati problemi arriva il momento dell’esplosione, una decina di giorni dopo l’inizio dei preparativi, che avviene alle ore 4,09 del 14 maggio 1983. Dopo il botto, una piccola lingua di fuoco inizia a riversarsi all’interno dell’argine artificiale e l’operazione è completata. I risultati però sono molto scarsi perchè il 16 maggio la breccia aperta appena due giorni prima si chiude completamente e la colata ritorna a scorrere all’interno del suo letto naturale.
Operazione più costosa che efficace quindi, inoltre anche inutile poichè il pericolo che tutti vedevano in quell’avanzata della colata era relativo per i centri abitati. Perchè la direzione della lava non minacciava direttamente nessuno dei tre centri vicini. Il 16 maggio il braccio che avanzava in Contrada Sclafani si ferma definitivamente, era la parte della colata più occidentale dei tre tratti, nonchè quello più vicino al paese di Ragalna. Il tratto della colata centrale, quello diviso in due bracci, si era già fermato il 21 aprile a quota 1150. Dal 16 maggio fino alla fine dell’eruzione la lava non scende mai sotto i 1600 metri sovrapponendosi più volte sopra Monte Vetore. L’eruzione si esaurisce completamente il 6 agosto 1983.
PHOTO: Salvatore Lo Giudice